Sergio Ramondetti e i roteor: lama… rotante!

Non si tratta di un’arma di Jeeg Robot o Goldrake – chi ha più di 40 anni capirà – ma del sistema di apertura che ha adottato Sergio Ramondetti per il suo Roteor, un chiudibile pieno di sorprese prodotto da un knifemaker che nel 2011 ha ricevuto dalla regione Piemonte il riconoscimento di “Eccellenza Artigiana” per la lavorazione dei metalli

sergio ramondetti roteorSergio Ramondetti, cuneese classe 1958, vive con la moglie Simona a Chiusa di Pesio, un tranquillo paese tra colline e montagne in provincia della città natale. Ci racconta così com’è avvenuto il suo incontro con il mondo della coltelleria custom: “Fu a causa di un temporale che mi avvicinai al fantastico mondo dei coltelli. Io e mia moglie stavamo visitando una mostra di artigianato allestita per le strade della vicina cittadina di Mondovì. Il cielo era nero e minaccioso e cominciarono a scendere i primi goccioloni. Davanti a noi c’era una vetrinetta ed aiutammo il proprietario a portarla al riparo. Solamente allora ci accorgemmo che nella vetrinetta erano esposti dei coltelli meravigliosi, tanto diversi da quelli che eravamo abituati a vedere nei negozi di articoli sportivi da sollecitare la nostra curiosità. Chiesi alla persona che avevamo aiutato informazioni su coltelli così particolari. L’autore di quei coltelli era Santino Ballestra. Il temporale finì, ma noi rimanemmo talmente affascinati che passammo il resto del pomeriggio a discorrere con quel coltellinaio tanto disponibile a rispondere a tutte le nostre curiosità. Mentre mi spiegava con quali materiali costruiva i suoi coltelli e le procedure che utilizzava io rimanevo sempre più affascinato da quel mondo fino ad allora a me sconosciuto. Rimanemmo d’accordo che sarei andato a fargli visita nel suo laboratorio. Un bel mattino partii con il mio bagaglio di curiosità ed andai a trovarlo per avere tutte le informazioni possibili sulla costruzione dei coltelli. Mi accolse con gran disponibilità, mi fece vedere tutte le attrezzature del suo laboratorio, le parti di un coltello ed infine iniziò a mostrarmi come procedere per costruire un coltello. La fase più difficile fu per me la molatura concava della lama eseguita a mano libera, ma Santino mi assicurò che era sufficiente provare, provare e ancora provare. Tornato a casa con un bagaglio di entusiasmo impalpabile, volevo provare a costruire il mio primo coltello, ma nel mio laboratorio, seppur fornito di varie attrezzature per la lavorazione del legno e del ferro, mancasse una carteggiatrice. Decisi pertanto di progettarmene una e di provare a costruirla. Devo dire, peccando un po’ di presunzione, con ottimo risultato, tanto che pur avendone acquistata una più professionale, continuo ancora ad usarla. Era la fine del 1997, quando finivo il mio primo coltello con la lama ricavata da un vecchio coltello da macellaio rotto e con l’impugnatura in legno di bosso”.

Da lì come hai proseguito con la crescita come coltellinaio?

Avendo la predisposizione a misurarmi sempre con cose nuove, provai a forgiare alcune lame ricavandole dalle balestre delle auto che, accoppiate a legni esotici, corna di cervo e di bufalo, mi permisero di ottenere dei discreti coltelli da caccia. Nel 1999 mi presentai all’esame di ammissione alla Corporazione italiana coltellinai e, con mia grande soddisfazione, superai l’esame come accreditato. Nel 2000 la mia prima mostra, quella della corporazione al Marriott di Milano. Il sabato mattino, al momento di entrare in quel salone così grande e così affollato di coltellinai importanti provenienti da varie parti del mondo, mi domandai cosa ci facevo io lì. Mi colse il desiderio improvviso di fuggire, poi spinto anche da mia moglie che mi ha sempre accompagnato e sostenuto in questa avventura, decisi di entrare e fu un’esperienza unica e indimenticabile. Da allora ho partecipato a mostre di coltelli in diverse località ( Maniago, Romano di Lombardia, Scarperia, Roma, Roccagiovine, Livorno, Parigi eccetera). Durante questi eventi ho la possibilità di incontrare tante persone, clienti vecchi e nuovi con i quali condividere la crescita professionale, curiosi che ci riportano ai momenti che abbiamo vissuto avvicinandoci al mondo dei coltelli, e colleghi coltellinai con i quali scambiare notizie e opinioni. Con il passare del tempo, alcuni di questi, apparentemente irraggiungibili, uno tra tutti Francesco Pachì, sono diventati amici e consiglieri con i quali spronarsi a vicenda nel cimentarsi sempre in cose nuove.

La passione per le lame è diventata da poco un’attività a tempo pieno…

È vero: la mia attività di coltellinaio si alternava a quella di posatore di ceramiche, mosaici e restauro di opere murarie antiche che purtroppo per problemi di salute ho dovuto abbandonare, ora la mia unica attività è quella di coltellinaio. Nel 2011 ho avuto dalla Regione Piemonte il riconoscimento di Eccellenza Artigiana per la lavorazione dei metalli.

Come nasce un tuo coltello?

I miei coltelli partono sempre dal disegno, o meglio dai disegni, che condivido con mia moglie (la mia più sincera critica): con lei valuto le forme, gli eventuali materiali da utilizzare per la costruzione di quel particolare coltello, le modifiche che potrebbero renderlo migliore sia esteticamente sia funzionalmente. Con lei condivido tutte le fasi dal disegno alla costruzione del coltello. Da appassionata è molto curiosa e osserva attentamente tutti i passaggi della lavorazione.

Spero che un giorno voglia provare a costruire anche lei il suo primo coltello. A volte il coltello parte dal disegno studiato con il cliente specialmente per le lame da caccia, che non devono avere solamente una bella estetica, ma devono essere funzionali alle necessità di lavoro del cliente.

Quali sono i materiali che preferisci?

Per i materiali cerco sempre di abbinare funzionalità e ricercatezza, prediligo e consiglio per le lame da utilizzare l’acciaio Rwl-34, ma utilizzo per la costruzione dei miei coltelli anche damaschi preferibilmente non industriali, come quelli di Eggerling, D.Thomas e altri, in particolare quelli di  Ballestra al quale posso richiedere anche forme e disegni particolari. Per le impugnature utilizzo preferibilmente avorio fossile di mammut o di tricheco, legni stabilizzati, pietre naturali e madreperla, sono sempre alla ricerca di materiali nuovi, anche se non è facile trovarne di buona qualità. Nonostante il mio laboratorio sia ben fornito, sembra sempre manchi quello che soddisfi le mie esigenze del momento.

Lama fissa o chiudibili?

Pur non avendo una preparazione meccanica di base, mi sono cimentato nella costruzione di diverse tipologie di coltelli, dai lama fissa ai pieghevoli semplici, dai liner lock ai pompa.

Close
Editoriale C&C © All rights reserved.
Close