Alberto Brusa costruisce coltelli a lama fissa e chiudibili con il punto di vista del cacciatore di selezione che vuole una lama che sia solo sua e si distingua dalle altre. Abbiamo preso spunto da tre suoi lavori per una chiacchierata sulla comune passione per le lame
Classe 1953, Alberto Brusa è un cacciatore appassionato di coltelli di Binago, paesino tra Como e Varese, che ha deciso, una dozzina di anni fa, di produrre da sé le proprie lame. “Praticando la caccia di selezione avevo bisogno di un coltello e mi sembrava più rispettoso nei confronti degli animali che prelevavo usare un buon coltello artigianale, costruito con impegno e passione”, ricorda Alberto, “12 anni fa sono andato a Lame sotto i Portici, a Romano di Lombardia, a cercare il mio coltello e lì ho trovato un mondo che non conoscevo. Parlando con alcuni coltellinai – il compianto Massimo Pasotti era uno di questi – sono arrivato alla conclusione che costruire un coltello fosse alla mia portata. Ho acquistato una barra di C70 e con flessibile, lime e tanta carta vetrata ho fatto il primo coltello. Era rustico ma faceva il suo lavoro”.
Come hai proseguito dopo il primo tentativo?
In seguito, grazie ad alcuni esperti coltellinai, Cesare Tonelli, Attilio Morotti e molti altri che non nomino per evitare di trascurare qualcuno, che mi hanno fatto notare i miei errori e dato preziosi consigli ho cercato di migliorare. Nel frattempo mi sono costruito la prima levigatrice e la pulitrice a stracci, cui poi si sono aggiunte altre due levigatrici che uso tuttora. Ho iniziato come quasi tutti con dei classici fissi (in stile Loveless e Steve Johnson) ma quasi subito ho iniziato a fare anche chiudibili a frizione, liner-lock e a pompa.
Come procedi nel costruire un coltello?
Faccio coltelli essenzialmente per soddisfazione personale. Non tengo dime, nemmeno per i chiudibili, ma preferisco che ogni coltello nasca da un disegno diverso dai precedenti in modo che siano sempre pezzi unici. È mia convinzione che chi si avvicina alla coltelleria artigianale si aspetti di avere il “suo” coltello, che sia “solo suo” meglio ancora se fatto su sue indicazioni. Normalmente taglio le lame con il seghetto a mano e lavoro per asportazione. Più raramente faccio forgiatura. Ultimamente finisco i coltelli unicamente a mano con carte e pasta abrasiva, senza l’ausilio di macchinari elettrici. Non ho un laboratorio vero e proprio ma sfrutto il garage della mia abitazione per le lavorazioni “sporche”. Per finiture e incisioni ho un locale in mansarda.
Quali materiali preferisci utilizzare?
Come acciai sono legato ai carboniosi che tempro personalmente ma uso spesso anche inox e sinterizzati. Per le impugnature prediligo i legni dei nostri boschi e giardini che lascio a stagionare nel portico sul retro di casa per la felicità di mia moglie. Mi piacciono molto anche palchi, corna e ossa, ma uso anche materiali sintetici.
Per le decorazioni e i foderi?
Grazie alle dritte di Luca Bertella, Luca Braschi e altri incisori , che anche qui preferisco non citare per evitare dimenticanze, eseguo personalmente gli scrimshaw e le incisioni a punta e martello e a bulino sui miei coltelli. Seguendo gli insegnamenti dell’amico Claudio Tortorella faccio anche i foderi.
Dove è possibile incontrarti?
In un anno realizzo una dozzina di coltelli. Non frequento assiduamente le mostre: partecipo regolarmente a “Lame sotto i Portici” a Romano di Lombardia (nel 2017 ho vinto due premi: per il coltello più originale e per il miglior coltello bergamasco), all’Achi Show di Parma e alla mostra di Livorno; sporadicamente ad altre mostre.
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Per informazioni: Alberto Brusa, albertobrusacoltelli.com, cell. 348 445.79.61